Wes Anderson come Hemingway?
Due stili all’opposto, quello minimalista della scrittura di Hemingway e quello “massimalista” – ridondante, esagerato – dell’estetica della regia di Anderson. Ma tutti e due ugualmente utili, secondo Richard Brody, lo storico critico cinematografico del New Yorker, a evocare un mondo di romanticismo, coraggio, pericolo e responsabilità morale.
Una sorprendente opinione, che possiamo esplorare, ragionare, dibattere quanto vogliamo. E non è l’unico giudizio originale che esprime in un video in cui stabilisce la sua classifica dei 3 migliori film del 2023.
Infatti Brody trova anche una eccitante somiglianza fra l’ultimo film di Scorsese, “Killers of the Flower Moon”- che pone al primo posto sul suo podio – ed “Eyes wide shut” di Kubrik, dal momento che mostrano – dice – due fra le più strane, misteriose, e anche commoventi storie di matrimonio che lui ricordi nel cinema.
Al film di Scorsese il primo posto nel podio, ad “Asteroid City” di Anderson il secondo, a “Barbie” il terzo. Quest’ultimo film è per Brody soprattutto lo sfrenato esempio di come un regista dovrebbe confrontarsi, in piena libertà immaginativa, con la proprietà intellettuale: sia essa di Shakespeare, di Jane Austen o della fabbrica della Mattel.