Questo e’ abbastanza nero per te?
Un documentario appena atterrato su Netflix rievoca il decennio 1968/78, quando, grazie a sceneggiatori e registi afroamericani che riuscirono finalmente a farsi largo a Hollywood, cambiò la rappresentazione dei neri nel cinema, e per molti versi cambiò il cinema stesso.
Il titolo “Is that black enough for you?!?” (il documentario è in lingua originale con i sottotitoli) è una frase tratta dal film di Ossie Davis del 1970, “Cotton Comes to Harlem” (“Pupe calde e mafia nera”), che racconta di una balla di cotone rinvenuta ad Harlem in un luogo improbabile: una balla, simbolo di oppressione, che nasconde denaro sporco. Prima cantata nella canzone dei titoli di testa e poi ripresa più volte con toni di voce e sfumature differenti, questa frase assurge a battuta sovversiva della lotta afroamericana.
Elvis Mitchell, regista e storico del cinema e autore del documentario, ricorda anche il cinema afroamericano dell’epoca pionieristica di Hollywood – che era proiettato solo nei cinema riservati ai neri – e gli eroi non abbastanza celebrati di quel periodo, come Oscar Micheaux, primo grande regista afroamericano a partire dal cinema muto.
Ma si focalizza sugli anni Settanta, epoca della controcultura e dei diritti civili, con interviste e spezzoni di film (ne prende in esame in particolare sei). Fra l’altro cita la rivalità tra Harry Belafonte (che preferì per un decennio lasciare il cinema pur di non accettare ruoli stereotipati) e Sidney Poitier, che era invece il volto accettabile del successo afroamericano per la Hollywood bianca. Sottolinea la forza della musica nera, usata come strumento di marketing, facendo uscire i dischi delle colonne sonore prima del film. E il periodo del cinema popolare della “Blaxploitation,” con le sue star e con registi imprenditori come Melvin Van Peebles.
Mitchell omaggia anche Sergio Leone, che riservò la parte del cattivissimo a Henry Fonda, all’epoca simbolo del moralismo americano.
Il documentario si chiude con il disastro finanziario di “The Wiz”, rivisitazione tutta nera del Mago di Oz, interpretata da Diana Ross e Michael Jackson. E’ stato questo a dare uno stop all’età d’oro del cinema afroamericano, o il conservatorismo reaganiano che ha frenato in generale la New Wave cinematografica americana?
Un veloce sguardo a Julie Dash e al futuro lascia la questione aperta.