Quanto e’ gay “Frankestein”?
La creatura di Frankestein, prodotto di una materia morta, ricucita e animata, si rivela sempre più interessante.
Per decenni il libro ha ispirato una critica letteraria femminista. Mary Shelley iniziò a scriverlo a soli diciott’anni. Il suo primo figlio, nato prematuro, era morto a pochi giorni dal parto e lei aveva appena avuto un altro figlio; ed era di nuovo incinta l’anno in cui completò il libro. Perciò, l’ansia di Victor Frankenstein per la nascita della creatura è stata vista come un riflesso delle sue tragiche gravidanze.
In pratica: il corpo femminile come uno scienziato pazzo.
Nello stesso tempo, però, il romanzo può essere letto come una fantasia di riproduzione senza donne, ispirando interpretazioni di stampo queer. L’orrore con cui Victor reagisce alla sua creazione, di sesso maschile, ricordano il “panico omosessuale” degli uomini di fronte all’omosessualità nell’Inghilterra del XIX secolo, dove il giudizio era una condanna in prigione. La creatura appare al capezzale di Victor, al risveglio da un incubo in cui aveva baciato la sua promessa sposa trasformandola in un cadavere. Victor, il cui affetto più forte è un amico d’infanzia, si riferisce alla sua creazione come a un “terribile segreto” che potrà rivelare alla moglie solo dopo la prima notte di nozze. Anche l’assenza di nome della creatura – definito “l’essere” o “il demonio” – pare un’anticipazione del riferimento all’omosessualità come “l’amore che non osa dire il suo nome”.
Le relazioni lesbiche non erano invece un crimine, ma le donne che sfidavano lo standard eterosessuale si trovavano a dover scegliere tra la repressione dei loro desideri e una vita da emarginate. Mary Shelley era fra queste? Lo suggerisce oggi la olandese A. Eekhout in “Mary”, dove Mary Shelley e un’amica leggono di creature marine che cambiano genere, “metà maschi e metà femmine, con seni e barbe, braccia dure e muscolose e una coda da pesce”. Esseri in cui le ragazze inconsciamente riconoscono qualcosa di sé stesse.
E se Frankenstein fosse stato donna? Nel recentissimo libro “Our Hideous Progeny”, della scozzese C.E.McGill, la protagonista è a tutti gli effetti una Victoria Frankenstein. A differenza di suo zio Victor, fuggito via dal mostro cui ha dato vita, lei fa da madre alla sua creatura: la cura, la nutre, le dà ciò di cui ha più bisogno: amore.
Il crimine di Victor Frankenstein dunque non è stato quello di dare vita a un essere anomalo, ma quello di abbandonarlo?