Esiste un diritto ai bloccanti della pubertà?
In Gran Bretagna è in corso un accesso dibattito sull’assistenza medica e psicologica a minori con problemi di identità di genere.
Tutto nasce dal report Cass, frutto di una ricerca commissionata dal Servizio Sanitario Britannico (NHS) nel 2020 e conclusasi solo nei mesi scorsi. Secondo questo studio, la transizione di genere è stata accordata ai minori, negli anni passati, senza la necessaria prudenza. Il report sposta ai 25 anni la fine della maturazione del cervello e dell’identità sessuale, e suggerisce che l’ideale sarebbe procedere a una decisione di transizione di genere solo dopo aver raggiunto questa età.
Per quanto riguarda i bloccanti della pubertà dunque, Cass conclude che dovrebbero essere prescritti solo nell’ambito di uno studio clinico autorizzato di volta in volta.
In seguito a questo report, in gran parte del Regno Unito, il Servizio Sanitario Nazionale ha pressoché bandito i bloccanti della pubertà.
Il Servizio per lo Sviluppo dell’Identità di Genere del Tavistock and Portman NHS Trust di Londra, fortemente criticato, è stato chiuso e sono stati avviati due nuovi centri specializzati, mentre si progetta l’apertura di altri.
Nel frattempo, la lista d’attesa per le cure di genere per i più giovani si è ingolfata. Secondo i dati dello stesso NHS, più di 5.700 minori di 18 anni attendono in media 100 settimane per un primo appuntamento in Inghilterra e Galles.
Il Guardian oggi intervista quattro giovani e i loro genitori che stanno cercando di far fronte alla situazione. Una diciottenne denuncia: “Le liste d’attesa sono lunghe e crudeli, i prezzi di una clinica privata sono irrealistici e altri percorsi sono incontrollati e spesso non monitorati da professionisti medici. Ogni percorso appare desolante in questo momento.”
Questa ragazza (entrata nella lista d’attesa del NHS per i servizi di genere giovanile all’età di 13 anni, quando ha iniziato la transizione dal maschile al femminile con il sostegno della sua famiglia) assume al momento la terapia ormonale sostitutiva senza prescrizione medica. “Ho dovuto diventare il mio medico personale, fare tutte le mie ricerche, passare tanto tempo a interpretare le analisi del sangue da sola. Non mi merito qualcuno che controlli le mie cure?” dice. “Se fossi nella stanza di chi prende certe decisioni, vorrei dire loro che tante persone stanno annegando nella disperazione a causa delle posizioni che hanno preso”.