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Don Winslow e la complicata responsabilità di chi racconta un crimine realmente accaduto

Aprile 2022
Don Winslow e la complicata responsabilità di chi racconta un crimine realmente accaduto

Mentre esce il primo libro di una nuova trilogia, Don Winslow si interroga su alcune questioni sensibili riguardo la scrittura del crimine, e più specificamente del crimine realistico, di cui è maestro.

Finché la crime story è solo una maniera per evadere dalla vita di tutti i giorni, nota Don Winslow, non si pone un problema etico. In questi libri la violenza viene per lo più sterilizzata, diventa un videogame dalle conseguenze pressoché nulle.

Ma quando si fa riferimento a fatti veri, allora è differente la responsabilità morale cui si trova di fronte lo scrittore. Perché la scelta stessa di scrivere di crimini veri presuppone l’intenzione che il lettore senta la sofferenza delle persone coinvolte e ne soffra egli stesso.

Il lettore deve conoscere la verità dei fatti. Ma una descrizione troppo esplicita della violenza può brutalizzarlo e alla lunga anche anestetizzarlo.
E c’è una linea molto sottile che fa scivolare una descrizione realistica in una pornografia della violenza, che andrebbe a solleticare i peggiori istinti della natura umana.

Come descrivere allora la violenza che tocca la vita vera delle persone? Si ha il dovere di riportarla così com’è o di difendere il lettore – e se stesso – da troppa brutalità?

La risposta, sebbene non totalizzante e neanche definitiva, è quella maturata nei ventitré anni trascorsi a scrivere di guerre di droga.
“Quando mi accorgo di essere arrivato prossimo a quella linea sottile che separa la descrizione della violenza dalla pornografia della violenza” scrive Winslow, “smetto di descrivere l’evento violento e metto in scena il personaggio che reagisce a quell’evento. Cioè metto in scena le conseguenze emozionali e psicologiche della violenza, e rendo così più facile al lettore correlarsi ad essa, cioè comprendere il dolore, il rifiuto e la rabbia, che sono i valori che contano.”

E ancora: “Quello che deve fare lo scrittore, è portare il lettore ad avere una relazione intima con persone piuttosto che con stereotipi, in modo che soffra veramente quando una di queste muore.”

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