Beppe come Benito? Berlusconi maestro di Chavez? Due libri aprono il dibattito sugli ‘spin dictators’
Due libri, “The revenge of power: how autocrats are reinventing politics” (Naim) e “Spin dictators: the changing face of tyranny” (Guriev e Treiman), offrono l’occasione per analizzare quei politici che fondano il loro discorso sulle 3 P: Populismo, Polarizzazione, Post verità
Questi uomini sono descritti come intrattenitori logorroici capaci di attrarre una minoranza appassionata, e di ritrovarsi al potere grazie a stranezze dei sistemi elettorali o dei parlamenti
Naim fa l’esempio di Grillo, che tuonava contro una sinistra incapace e una destra corrotta. E di Salvini, che l’ha superato giocando il ruolo del boss, promettendo di deportare mezzo milione di migranti e, naturalmente, to make Italy great again
Secondo Naim, è da Berlusconi che Chavez impara che l’ideologia conta meno dello status di celebrità, e che ai fan bastano gesti teatrali. E che neanche fallimenti catastrofici intaccano la loro fede
Il libro di Naim non soddisfa però la domanda: dove differiscono un Beppe e un Benito?
Guriev e Treiman si focalizzano proprio sulla differenza fra vecchi e nuovi leader autoritari, tracciando una distinzione yin e yang: fra il classico dittatore che governa con la paura e il nuovo ‘spin dictator’, termine modellato su spin doctor, il consulente di comunicazione dei politici capace di rigirare a effetto le notizie
La globalizzazione e la diffusione di Internet rendono più difficile l’esercizio del potere assoluto. Negli anni Ottanta del Novecento il 95% dei regimi autoritari torturava i prigionieri politici. Nel Duemila la percentuale era del 74%. Nel 1981 le dittature concedevano una media di 7,5 diritti liberali; nel 2008, 11,2. Diritti non garantiti, ma esistenti.
Quindi oggi l’autoritarismo è meno militaristico e più consumerista, non uccide gli oppositori ma li distrugge con accuse di corruzione o scandali sessuali. E’ una baionetta spuntata: ma un centinaio di baionette spuntate puntate su una gola sono sufficienti a silenziare una persona.
Nel disegnare le differenze generazionali fra autocrati, gli autori notano che oggi gli uomini forti devono essere sempre accessibili e abbracciare forme di intrattenimento, incluso il grottesco e il burlesco. Anche Benito ed Evita erano dei grandi performer, ma mantenevano un’aura di inavvicinabilità. Invece Grillo e Chavez rimanevano fra noi, familiari, ridacchianti, confidenziali e onnipresenti
Un’altra differenza sta nel rapporto con la religione. Non avendo più una propria ideologia, oggi l’autocrate non vede la religione come una rivale bensì come un’ottima e conveniente alleata.
Infine, i nuovi autoritari non hanno un unico nemico, sono opportunisti nell’odio. E hanno sostituito il cinismo con un irresistibile candore. Quello che vedi, e quello che dicono, è quello che hai
Avvocati, giudici, servitori dello Stato, giornalisti, attivisti, oppositori politici: siete chiamati alle armi