Skip to content

“Creative non fiction” è solo un ossimoro?

Aprile 2023
“Creative non fiction” è solo un ossimoro?

Il giornalismo che usa le tecniche della fiction (riportando ad esempio contesti e persino speculazioni mentali solo desunte) nasce con il New Journalism americano degli anni Sessanta e Settanta, ed è stato velocemente adottato anche in Italia.
Ma il termine “creative non fiction” è un’espressione più recente, posteriore all’avvento del New Journalism. Pare l’abbia usata la prima volta lo scrittore Lee Gutkind negli anni Novanta. L’attributo “creativo”, teorizzava Gutkind, è dovuto al fatto di utilizzare “un focus, un concetto, un contesto e un punto di vista singolare in cui l’informazione è definita, ma può essere parzialmente ottenuta attraverso la voce dell’autore, come in un saggio personale”.

Quindi Gutkind non stava dando il nome a un nuovo tipo di scrittura. Stava semplicemente dando un nuovo nome a un vecchio tipo di scrittura. Voleva solo che si capisse che la scrittura tradizionalmente “non fiction” è, o può essere, “creativa” quanto le poesie e i racconti.
Con “creativo” cioè non intendeva “inventato” o “immaginario”. Intendeva piuttosto qualcosa di “pienamente umano”.

Negli Stati Uniti in questi giorni si parla di un libro appena uscito, “Il culto della creatività” di Samuel W. Franklin. Pare che Franklin sostenga che la “creatività” sia un concetto inventato nell’America della Guerra Fredda (come molti, Franklin tende ad affidarsi a “guerra fredda” per riferirsi al periodo che va dal 1945 al 1965, allo stesso modo in cui “vittoriano” è usato per descrivere il periodo che va dal 1837 al 1901: entrambi sono termini con un carico di bagaglio ideologico che non viene mai disfatto, ed entrambi portano con sé l’implicazione che “siamo molto più illuminati ora”).

Secondo Franklin dunque, prima del dopoguerra il termine esisteva a malapena. “Creare” e “creazione” sono ovviamente parole vecchie (per non parlare di “Creatore” e “Creazione”). Ma “creatività”, come attributo personale o facoltà mentale, sarebbe un fenomeno recente, dovuto agli sviluppi della psicologia nel Novecento, ma soprattutto al capitalismo, che esige sempre nuove idee e ripartenze. Una bella dimostrazione di connubio fra capitalismo e creatività è ovviamente la pubblicità.

Insomma, la creatività sarebbe un concetto puramente economico e non estetico. E tanto meno con implicazioni etiche, con buona pace del lucido concetto di “creative non fiction” di Gutkind.

Torna su