Un difetto del ragionamento umano e le “crudeltà arbitrarie” delle sentenze
Di “crudeltà arbitrarie” parlò il giudice americano M. Frankel negli anni ’70 denunciando, dati alla mano, un’incredibile variabilità, fra un imputato e l’altro, del peso delle condanne. “Capii che non dipendeva tanto dal caso o dal singolo imputato” scrisse, “quanto dal singolo giudice, cioè dalle sue opinioni, preferenze, bias.”
Da Frankel, e dal dibattito che ne seguì, prende le mossa ”Rumore”, l’ultimo libro di D. Kahneman, Nobel 2002 per le sue ricerche su “il giudizio umano e le decisioni in condizioni d’incertezza”.
Cos’è il rumore? Tutto quello in cui siamo immersi e che contribuisce all’errore della mente umana, in tutti i campi. Mentre il bias, cioè il pregiudizio, l’inclinazione, provoca un errore costante, dunque prevedibile, il rumore contribuisce invece all’errore in maniera assolutamente casuale.
Ferme restando le differenze fra sistema giuridico americano (dove colpa e punizione sono responsabilità distinte fra giuria e giudice) e il nostro, “Delitto e rumoroso castigo” è uno dei capitoli più scioccanti del libro. Con una ricerca vastissima K. mostra che un giudice può essere severo o indulgente di carattere, e già essere assegnato all’uno o all’altro è la prima lotteria: ma poi che nessun giudice è mai uguale a se stesso, e il suo giudizio varia a seconda delle circostanze.
Dallo studio di 1 milione e mezzo di sentenze emesse nell’arco di 3 decenni, ad es. K. arriva alla conclusione che i giudici sono più severi nei giorni successivi alla sconfitta della loro squadra. Da 6 milioni di sentenze emesse da giudici francesi nell’arco di 12 anni, che questi sono più clementi nel giorno del compleanno degli imputati. Da 207mila decisioni del tribunale dell’immigrazione in 4 anni, che quando fa caldo è più difficile ottenere l’asilo. E che dopo 3 domande d’asilo accettate di seguito, la quarta viene respinta. Che i giudici sono più propensi a concedere la libertà condizionale all’inizio della giornata o dopo la pausa pranzo. Un giudice affamato cioè è più severo. E così via.
Per quanto riguarda le scienze forensi, K. cita un errore clamoroso dell’FBI che, sulla base di un’impronta digitale, attribuì l’attentato ai treni a Madrid nel 2004 a un cittadino dell’Oregon mai uscito dal suo Stato negli ultimi 10 anni. “Si è trattato di un errore umano”, disse l’FBI. Non uno ma tre esperti avevano riconosciuto quell’impronta. Influenza reciproca, altro elemento che contribuisce all’errore, come il consulente G. Bardazza ha ricordato durante un incontro degli avvocati sulla progressiva scomparsa del dubbio nel processo e sul “Garbuglio di Garlasco”, con l’avvocato R.Radi e il magistrato e scrittore V.de Gioia, reclamando una “verginità conoscitiva” anche per il perito.
“Dove c’è giudizio, c’è rumore”, conclude K, reclamando linee guida che aiutino a ridurre l’errore. E chiedendo che la riduzione del rumore sia contemplata nella Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo.